31.12.12

LIBERTA’ E INDIPENDENZA PER L’ITALIA






Se essere italiani significa far finta che da noi la democrazia sia viva e vegeta, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa omettere che la Costituzione repubblicana ed antifascista sia stata congelata dal Trattato di Lisbona, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa ignorare le clausole segrete dell’armistizio di Cassibile (3 settembre 1943), lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa tacere sui crimini mondiali del padrone USA, (sedicente alleato), lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa essere militaristi, filosionisti ed angloamericani, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa digerire l’affermazione che la guerra ambientale è un’invenzione complottista, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa non vedere coi propri occhi che nei cieli del Belpaese ogni giorno va in onda l’aerosolterapia bellica della Nato che ci avvelena, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa negare ai massimi livelli istituzionali che centinaia di bombe atomiche targate USA stazionino da anni sulla nostra terra, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa far finta che le sperimentazioni militari sulle nostre vite siano una barzelletta, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa non sapere che lo Stivale è imbottito di basi militari straniere (USA-Nato) da cui partono le guerre, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa dimenticare che i partiti hanno occupato i gangli vitali dello Stato succhiando linfa vitale alla Nazione, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa solo farsi tassare fino al midollo, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa solo accettare di essere trattati peggio degli analfabeti, quando si vota per mettere una croce su candidati imposti dal Potere, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa nascondere l’inesistenza di una classe dirigente all’altezza dei tempi, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa giustificare i privilegi, le malversazioni ed il condizionamento sull'Italia dello Stato del Vaticano, già riciclatore di denaro mafioso ai tempi di monsignor Marcinkus, lascio questa italianità a Voi.

Se essere italiani significa tacere che il sistema in cui viviamo è basato sulla menzogna sistematica e sull'impunità ininterrotta dell’Autorità, lascio questa italianità a Voi.


L’Italia è alla deriva: milioni di leggi e nessuno diritto. Fine della democrazia già da un bel pezzo.

Siamo noi che accettiamo di essere sfruttati da questo branco di politicanti d’accatto, malfattori per conto terzi.

Siamo noi che accettiamo di essere controllati, ispezionati e maltrattati. In fondo, l’oppressione cova dentro di noi.

Ma c’è ben altro che inquieta e disgusta, a parte il servilismo dilagante. In effetti, il sistema di potere ci vuole docili e obbedienti, tutt’ al più consumatori voraci. Pensiamo tanto al futuro che dimentichiamo di vivere il presente.

Calpestano quotidianamente i nostri diritti, quelli dei nostri figli e dei nostri genitori e familiari. Noi? Zitti e muti.

Siamo in uno Stato di Polizia, non più di diritto, dove la democrazia viene demolita ogni giorno nei piani alti.

Il Popolo italiano sembra sia stato privato degli anticorpi, vale a dire della capacità di reagire a questa deriva.

Che fare? Provocare il risveglio delle coscienze.  E’ l’ora di proteggere l’Italia da qualsiasi attacco esterno ed interno.

Allora? Una marcia di Pace, nonviolenta al fine di paralizzare la Penisola. Uno sciopero ad oltranza in ogni paese e città. Ci fermiamo per giorni, settimane, mesi. Dovranno per forza capitolare. Non c’è più tempo per fuorviare il discorso.

All’opera, uniti, partigiani e patrioti, per una nuova Costituente, senza distinzioni, senza divisioni.
In politica, ormai, centro, destra e sinistra non esistono più.

La storia insegna: sono le minoranze attive a dirigere gli eventi, insomma, a fare appunto la storia. 
La lotta per restituire libertà e indipendenza al Nostro Paese è appena iniziata. Sta a noi andare fino in fondo.
Altrimenti sono parole, anzi, chiacchiere morte ed insepolte.

28.12.12

COLPO DI STATO IN ITALIA



La gente è stanca di vivere sempre peggio. Eppure  nel Belpaese si vedono sempre più servi e sudditi felici. E la finzione democratica continua.  Allora, diamo i numeri (dati Bankitalia). Nell’Italia “amministrata” dal Governo Monti il debito pubblico è aumentato di ben 117 miliardi di euro, salendo a 2.014 miliardi di euro al termine dell’anno 2012. Ma dove sono andati a finire i quattrini che il popolo tricolore ha versato in maggiori tasse? I soldi pubblici invece di creare lavoro, sviluppo e crescita vengono usati dai maggiordomi del potere per acquistare armamenti negli USA. Ad esempio 90 aerei da guerra F 35 del valore di 12 miliardi di euro. Le spese belliche sono aumentate fino a 30 miliardi di euro nell'anno in corso. Per il Governo Monti - con il beneplacito del presidente in scadenza Napolitano Giorgio (affiliato all'Aspen) - è più importante togliere risorse e tagliare spese importanti nella sanità, nelle pensioni, nello stato sociale, nella stabilizzazione dei precari e nella creazione di lavoro, anziché rinunciare a comprare 90 bombardieri che non sono affatto necessari.


La “cura” Monti ha funzionato? Il prodotto interno lordo è sceso in un anno di ben 2,6 punti percentuali. L’intervento per conto terzi si è tradotto nel fallimento di 80 mila aziende nel corso dell’anno 2012. L’Italia è in recessione, che vuol dire: boom della disoccupazione (a quota 3 milioni di unità), diminuzione della produzione ed inflazione (crescita dei prezzi). Aumenta in modo vertiginoso solo la povertà materiale e spirituale.

Questi numeri non premiano il “lavoro sporco” svolto dal “Professore”. Visto che Monti è riuscito a fare addirittura peggio dei suoi predecessori, perché viene osannato dall’Unione europea dai maggiori capi di Governo come il salvatore dell’Italia?

Monti Mario, a buon diritto, è stato accusato di favorire i poteri forti, le banche e le lobby finanziarie. A tali accuse Monti ha risposto così: “Solo un punto specifico vorrei aggiungere, se posso, per quanto riguarda l’atteggiamento del Governo o di suoi membri nei confronti di iniziative, complotti dei poteri forti o delle multinazionali o di superpotenze negli Stati Uniti o in Europa. Permettetemi di rassicurarvi totalmente, ma proprio totalmente. Anche perché le nostre modeste storie personali parlano in questo senso”.

Purtroppo le tardive rassicurazioni di Monti che vanta numerosi conflitti di interesse (ad esempio la consulenza a Moody's ), già presidente della Commissione Trilaterale in Europa (un’associazione con finalità eversive a livello mondiale) vengono chiaramente smentite nel momento in cui ha partecipato alla recente riunione del Club Bilderberg a Roma. Un evento, spacciato dal suo entourage, come una semplice cena tra amici degli amici.

Monti non perde occasione per ribadire che ormai la sovranità in Italia non esiste più. Ecco cosa ha detto di recente: “L’Italia è a favore di una condivisione di molti aspetti della sovranità. Perché certe sovranità che si possono difendere con la bandiera al cuore e sono importantissimi sia la bandiera sia il cuore, ma occorre il cervello. Sono sovranità già perse a favore del mercato. E se volete dire della speculazione, eccetera eccetera, si può rincarare finché si vuole. E la cosa migliore da fare è recuperare tra poteri pubblici agendo in modo coordinato a livello europeo, almeno europeo, con certe cose occorrerebbe andare più in là, la sovranità condivisa, come si fa nel campo della moneta. Io sono favorevole a misurate cessioni simmetriche condivise e volontarie della sovranità”.

Che diritto ha questo "tecnico" di Varese - al soldo del nemico - di parlare a nome di tutto il popolo italiano? Sbotta il giullare Benigni ad offuscare ancora di più le coscienze: “Siamo noi popolo che comandiamo. La vera democrazia sono questi principi che il popolo si è dato”. Davvero? Certo l’articolo 1 della Costituzione Repubblicana ed antifascista ha sancito che la sovranità appartiene al popolo sovrano. Ma chi rammenta che il Trattato di Lisbona (firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore nel 2009) ha congelato la nostra Carta costituzionale? 

Dimissioni. Un’altra farsa. Decisione presa prima del colloquio con Napolitano. In un lungo colloquio telefonico con il direttore di Repubblica, Ezio Mauro (già stipendiato da Carlo De Benedetti, socio del sodalizio terroristico Bilderberg), Monti si dice "convinto di aver fatto la cosa giusta e in ogni caso non potevo farne a meno, dopo quel che è successo. Ma sono preoccupato, naturalmente: non per me, ma per quel che vedo". Monti dice di aver preso la decisione di lasciare prima dell'ultimo colloquio al Quirinale: "Avevo in realtà deciso da pochissime ore, e più esattamente proprio durante il volo da Cannes a Roma. Ho avuto modo di pensare inevitabilmente a cosa aveva rappresentato per l'Italia Cannes lo scorso anno, con quel G8 all'inizio di novembre in cui il nostro governo fu messo alle strette".

I fatti recenti. Annuncio fatto a mercati chiusi. Un vertice, ricordano le cronache, nel quale l'allora premier Berlusconi si trovò isolato rispetto agli altri capi di Governo a causa della sfiducia palpabile nei confronti dell'Italia e della sua capacità di risanare i conti pubblici con quel governo. Anche quel ricordo ha consigliato Monti a scegliere la giornata festiva di sabato per la resa dei conti finale: "Ho preferito che la decisione e l'annuncio cadessero in un giorno di mercati chiusi - spiega ancora il presidente del Consiglio - con ventiquattro o trentasei ore di tempo per riassorbire un eventuale colpo nella speranza naturalmente che il colpo non ci sia. Spiegando subito, in ogni caso, che le dimissioni diventeranno effettive solo dopo l'approvazione della legge di stabilità, che spero proprio arriverà come previsto".

Decreti a rischio. Per Napolitano, infatti, l'apertura delle borse di oggi sarà il momento per testare la tenuta dei mercati, l'andamento del temutissimo spread e, più in generale, la fine dell'effetto Monti. Due settimane di tempo per approvare la legge di stabilità, il decreto sull'Ilva, il decreto sviluppo e l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi del nuovo articolo 81 della Costituzione, dando per morte la riforma elettorale e il decreto che riordina le province: è il tempo che il Parlamento ha a disposizione da qui all'ormai imminente fine della legislatura che avverrà, con ogni probabilità, intorno a Natale con lo scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica e le elezioni politiche a febbraio.

La tabella di marcia. L'accelerazione impressa dall'annuncio del presidente del Consiglio di volersi dimettere subito dopo l'approvazione del ddl stabilità porterà necessariamente a una modifica profonda del calendario di dicembre di Camera e Senato: la conferenza dei capigruppo di Montecitorio è già convocata per martedì e nella stessa giornata sarà probabilmente convocata anche quella di Palazzo Madama. E' innanzitutto il calendario della Camera Alta, dove in commissione Bilancio è all'esame la legge di stabilità, quello cui mettere mano: l'Aula è convocata martedì pomeriggio con all'ordine del giorno la riforma elettorale prima e il decreto province. In tutta fretta: il voto a febbraio.

21 dicembre 2012.  A tarallucci e vino. Insomma tutti d'accordo sulla nostra pelle, tanto i politicanti si abbuffano di rendite, con stipendi da nababbi che paghiamo noi. Finanziaria: approvazione della Camera alla Legge di stabilità. La Camera ha approvato in via definitiva la legge di Stabilita' su cui il governo aveva posto la questione di fiducia. I voti favorevoli sono stati 309, 55 i contrari e 5 gli astenuti. Il governo aveva poco prima incassato la fiducia con 373 sì, 67 no e 15 astenuti. Dalla tobin tax alla norma salva precari, dall'Imu alla Tares, dall'Irpef Regioni alle cartelle pazze. Queste le tante le novità contenute nell'unico articolo composto da 554 commi, dopo un lungo e travagliato iter della legge che ieri ha ottenuto il voto di fiducia dall'Aula del Senato. Alle Università 100 milioni di finanziamenti. Deluso il ministro dell'istruzione Francesco Profumo che ha commentato così il voto al Senato: "Nel testo approvato oggi al Senato sono previsti solo 100 milioni per le Università. Così gli atenei non potranno 'chiudere' i bilanci che sono una cosa molto seria".

Guerre stellari. In arrivo le risorse per finanziare la legge 808 del 1985 sulla ricerca nel settore aerospaziale. Stanziati 8,4 miliardi nei prossimi 16 anni. Poi c'è la TAV. Previsto un finanziamento di 2,25 miliardi in 15 anni, circa 150 in più di quelli ipotizzati fino a martedì. Per tappare la bocca ai silenziosi media sono stati previsti 40 milioni per l'editoria e 15 per l'emittenza locale.

Gioco d’azzardo. E le sale da poker? E' stato approvato un subemendamento del Pdl che cancella lo slittamento di sei mesi per le gare che consentiranno di aprire in Italia altre 1.000 sale da poker. Critico il ministro della Salute, Renato Balduzzi che si è detto "sconcertato per gli emendamenti notturni sul gioco d'azzardo patologico che sembrano invertire la direzione che il governo ha avuto rispetto a questa questione di impatto enorme". La Tobin Tax scatterà da marzo. L'aliquota per i mercati regolamentati sarà dello 0,12% e per quelli non regolamentati (sarà applicata da luglio) dello 0,22%. Per i derivati invece l'imposta è fissa e sarà al massimo di 200 euro. Colpito anche il trading più speculativo, con un'aliquota dello 0,02% sulle negoziazioni ad alta frequenza (high frequency trading).

22 dicembre 2012. DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO DOPO LA FIRMA DEL DECRETO DI SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE

«Io non ho molto di che alimentare i vostri taccuini. Avete saputo che ho appena firmato il decreto di scioglimento delle Camere, e questa è stata la conclusione prevista e la conclusione già segnata dai fatti. Nel senso che da quando il segretario del partito del Popolo della libertà mi ha formalmente comunicato, il 7 dicembre mattina, la decisione del suo partito di considerare chiusa l’esperienza del governo Monti e ha poi reso ulteriormente formale e pubblica questa comunicazione prendendo la parola nell’aula di Montecitorio, e a sua volta il Presidente del Consiglio, prof. Monti, ha ritenuto di doverne trarre la conseguenza di dimissioni irrevocabili che mi avrebbe presentato non appena fosse stata approvata la legge di stabilità e il bilancio di previsione dello stato, la strada era segnata ed è stata percorsa anche con eccezionale impegno dalle due Assemblee parlamentari della Camera e del Senato, per poter dare luogo a quei fondamentali, inderogabili adempimenti legislativi ed anche ad altri. Voglio dire con molta chiarezza che non esisteva alcuno spazio per sviluppi in sede parlamentare, anche per la semplicissima ragione che, da un lato, noi avevamo davanti solo il tempo minimo indispensabile per approvare legge di stabilità e legge di bilancio ed evitare l’esercizio provvisorio; e, dall’altro, ci avviavamo verso la data, che sarebbe stata comunque quella di metà febbraio, per lo scioglimento inevitabile della legislatura, in quanto scadevano i cinque anni previsti per le Camere elette nel 2008. Quindi, il percorso è stato ben presto, a partire da quei giorni 7 e 8 dicembre, rigidamente prefissato e non ha avuto diciamo alcuna ombra da chiarire. Siamo arrivati all’epilogo di questa legislatura, un po’ prima della scadenza naturale, il che può sollevare delle considerazioni che io ho già svolto nel discorso alle alte cariche, e che mi guardo bene dal ripetere ora. Ho visto che qualche giornale parla di un mio messaggio al Paese. Vorrei ricordare che c’è, diciamo, la prassi consolidata che il Presidente della Repubblica un messaggio al paese lo rivolga a reti televisive unificate la sera del 31 dicembre: un messaggio di auguri che naturalmente sarà anche un messaggio di riflessione sulquello che è accaduto e su quello che attende il paese».

DOMANDA:

Un anno di Governo: Monti si è basato sui criteri di rigore, crescita ed equità. Secondo lei c’è stata abbastanza equità?

PRESIDENTE NAPOLITANO

«Io non do giudizi di questa natura. Ho via via valorizzato gli effetti che hanno avuto le decisioni del governo Monti, soprattutto in chiave di credibilità e autorevolezza del Paese in Europa e nei fori internazionali. Poi, spetta alle forze politiche decidere se a loro avviso sia da dare un giudizio di piena soddisfazione per un aspetto o per l’altro dell’azione del governo Monti».

DOMANDA:

Quali sono i suoi auspici per la campagna elettorale?

PRESIDENTE NAPOLITANO

«Questa mattina ho incontrato i gruppi, i quali hanno tutti convenuto che abbiamo insieme seguito - io dal punto di vista della Presidenza della Repubblica e loro dal punto di vista delle Camere - la strada che era segnata dalle decisioni ricordate prima. C’è stato un gruppo che ha espresso il rammarico che non vi sia stata una dichiarazione formale del Presidente Monti dinanzi alle Camere; che, però, non avrebbe sortito altro effetto che di confermare le sue decisioni irrevocabili, qualunque fosse stato l’esito dell’eventuale dibattito, o meglio l’avvio dell’eventuale dibattito, perché sappiamo che in questi casi poi non si giunge nemmeno al voto: il Presidente avrebbe dovuto soltanto ripresentarsi per ripetere a me quello che aveva già detto la sera dell’8 dicembre. Parlando comunque con i rappresentanti dei gruppi ho certamente auspicato che la campagna elettorale sia condotta col massimo di misura, con lo spirito competitivo ma costruttivo che la situazione esige. Spero che questa raccomandazione trovi riscontro nei comportamenti effettivi di tutte le forze politiche, di tutti i gruppi, di tutti i candidati».

DOMANDA:

Una parte del PDL ha espresso la preoccupazione sulla possibilità che il premier Mario Monti, una volta disceso in campo, non possa garantire la propria neutralità e non essere super partes. Lei che ne pensa?

PRESIDENTE NAPOLITANO

«Io ho preso nota di quella preoccupazione e la trasmetterò al Presidente del Consiglio».

Dulcis in fundo.  Salgono in politica, in barba alla Costituzione che separa i poteri, anche due magistrati. Ingroia e Grasso. Si, proprio quel giudice che a capo della procura nazionale antimafia, grazie ad alcuni accorgimenti ad hoc del governo Berlusconi, nel 2009 insieme al ministro Prestigiacomo, certificò che a Cetraro (Mar Tirreno) non c'erano navi dei veleni. Ora Grasso si candida nel Pd di Bersani, il vincitore delle sedicenti primarie (all'americana) già sul libro paga (per 98 mila euro euro) del clan Riva.

Il magistrato non può, per motivi anche etici, far politica. Qualcuno obietterà che invece è costituzionale perchè mettendosi in aspettativa, non svolge più la sua funzione di magistrato. Sacrosanto. Come è pur vero che mettersi in aspettativa non è una dimissione, ma un congelamento delle sue funzioni.

In ogni caso, nella Penisola non esiste il quarto potere: vale a dire un’informazione libera e indipendente in grado di accendere un faro impietoso sui padroni del vapore, ma un sistema di potere che usa i partiti. A loro volta, queste escrescenze di parassiti hanno occupato i gangli vitali dello Stato e ci trattano peggio degli analfabeti a cui si chiede solo di apporre una croce quando si vota, ovviamente con regole truccate.

In un Paese civile, quantomeno in uno Stato di diritto, soggetti come Napolitano, Berlusconi, Prodi & Monti dovrebbero essere quantomeno processati per alto tradimento della Costituzione.

Meglio liberarsi dalle catene o soccombere in silenzio? Dimostriamo di non avere l'anello al naso, invece di piagnucolare o di sparlarci addosso. La democrazia e l’indipendenza vanno conquistate. Come? Una pacifica e nonviolenta marcia di protesta che paralizzi l’Italia a tempo indeterminato, fino a quando non mollano le redini e tolgono il disturbo. Che ne dite tanto per iniziare a farli sbaraccare per davvero?